Skip to content
Ente Regionale Teatrale del Friuli Venezia Giulia | teatroescuola info@teatroescuola.it Newsletter

Michelangelo Pistoletto @ teatroescuola

un intervista
a cura di Omar Manini

Michelangelo Pistoletto ci ha sempre sorpreso con le sue idee innovative, nel segno di un evidente e continuo travaso di arte e filosofia, di una totale immersione dell’aperta riflessione nell’esplosività del gesto.

Opere che hanno segnato il presente e il futuro dell’arte, nate da una mente ricettiva, mai appagata e aperta allo scambio e al cambiamento. Oggi, a 87 anni, è ancora in grado di pensare ad un mondo migliore e non è stanco di immaginare un avvenire giovane, per i giovani.

Chi sono gli artisti?

“Sono coloro che esercitano primariamente la creazione. Tutti la praticano, la agiscono, ma l’artista è colui che la professa. Per questo deve sviluppare una sua capacità individuale di creare, di produrre visioni e di realizzare opere che le traducano. Nello stesso tempo devono portare la creazione a diventare una dinamica che si sviluppa in maniera sempre più cosciente e attiva nella comunità. Non soltanto nel dialogo tra artisti e mondo artistico, ma nelle articolazioni più capillari della società!”

Possiamo dire che con i “quadri specchianti” il pubblico ha iniziato a essere partecipe alla creazione?

“È stata una vera ricerca sulla mia identità: per riconoscere la mia immagine ho dovuto usare lo specchio. Ed ecco che in esso non ero più solo perché entravano anche gli spettatori che diventavano non solo attori, ma co-autori dell’opera insieme a me. Così ho scoperto che la mia identità non è solo l’io, ma il noi. Io sono “noi”, noi siamo “io”. Uno e uno che fanno tre. Alla fine, nel mio percorso di consapevolezza, ho anche spaccato quello specchio perché ho capito che così si moltiplicava e ogni pezzo rifletteva un’altra parte del tutto dando nuove occasioni di riflessione, di rispecchiamento: quello che deve succedere nel mondo, tra individui.”

In questo momento storico, sarebbe interessante un’arte “neopovera”?

“Il termine “povera” era molto essenziale e provocatorio, ma va inteso come “radicale”. Arrivare alla radice dell’essere: è questo che fa l’arte povera. Poi all’essenza si può aggiungere tutto, ma non possiamo pensare che le fantasie aggiunte siano la realtà. Dobbiamo distinguere le due cose, quello che è vero e quello che è immaginato: quest’ultimo ha ragione di esistere, ma deve avere come riscontro la verità. Solo partendo dalla conoscenza della verità possiamo lavorare con l’immaginazione.”

L’arte è anche un gioco?

Certo, altroché! Tra le mie azioni artistiche ce ne sono alcune che ho chiamato “l’uomo nero” vissute come un gioco basato sul movimento e l’apposizione  tra l’unità e la totalità.

Quali sono i benefici del pensiero artistico per i ragazzi?

“A Cittadellarte abbiamo creato l’”Accademia delle Idee” in cui gli artisti imparano a sviluppare la propria autonoma capacità di creare. Penso che fin da bambini sia necessario insegnare che bisogna conoscere tutto ciò che esiste, ma allo stesso tempo bisogna introdurre una propria libertà di interpretazione e un’autonomia che smarchi da un puro assoggettamento alla conoscenza, perché è importante ridare sempre nuova vita alla conoscenza; imparare ad essere partecipi del passaggio da quelle che sono state le materie del passato verso un nuovo intervento nel futuro, con una coscienza nuova. È importante anche capire che l’estetica, quindi la forma, deve essere unita all’etica che va anch’essa sempre rimodulata in base a luoghi, tempi e spazi. Ecco mia idea di creazione da portare nelle scuole.”

Torna su