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Concerto finale di Pianorotto 2023

a cura di Omar Manini

“Pianorotto”: abbiamo già avuto la fortuna di raccontare questo brillante progetto di Simularte ed ERT FVG teatroescuola con le parole di chi l’ha ideato e realizzato (Ermanno Basso, Federico Mansutti) e quelle del protagonista del concerto finale. Per l’approfondimento, su questo sito trovate interviste, anche video, dei recenti incontri.

>>> Leggi qui l’intervista a Federico Mansutti ed Ermanno Basso

Questa, però, è la prima uscita del “Diario di bordo” all’evento conclusivo: l’incontro tra il pianoforte riparato, personalizzato, e i bambini della scuola primaria che ne hanno curato il percorso di rinascita artistica. Pianoforte che rimarrà disponibile a chiunque nell’istituto e che riceverà il nome più votato dagli alunni stessi.

Ci troviamo alla Scuola Primaria “Vittorino da Feltre”, a pochi passi da Piazza del Popolo, il centro storico di quello che fu il “giardino della Serenissima”, la bella Sacile.

Entriamo nell’aula magna quando i bambini sono già seduti: l’entusiasmo è palpabile e si apprezza nello slancio in risposta alle domande di Luca Bonutti, il maestro accordatore che li ha accompagnati sul sentiero della conoscenza intima dello strumento.

Accanto a lui c’è il grande pianista Claudio Filippini, presentato all’inizio come l’amico incontrato quasi per caso, a cui i bambini devono insegnare qualche rudimento della materia. Il gioco piace: sentirsi, per una volta, dalla parte degli insegnanti stimola la partecipazione di tanti.

L’ambiente è ormai pronto; Filippini si racconta e sui tasti inizia una scala di Do maggiore. “Mi aiutate a cantarla?” chiede. “Siiiiiì!” rispondono tutti in coro, “do, re, mi, fa, …”, in ordine crescente e decrescente. Subito prosegue con melodie improvvisate sulle note indicate dal pubblico – “Vi va di scrivere un brano con me?” – creando personaggi e ambientazioni musicali che danno vita alla breve storia immaginaria dell’incontro tra un cervo e un lupo, nel bosco. Con la manciata di note suggerite, modulandone ordine, velocità, intensità e timbro, Filippini crea d’emblée attimi leggerezza, azione, sospensione, delicatezza, poesia. Dimostrando che con poche note, anche con una sola!, è possibile ricamare differenti scritture e stimolare tantissime risposte emotive in chi ascolta. La sua bravura nel cogliere gli stimoli suggeriti crea un clima che passa dall’attenzione assorta al sereno e disteso clima di relazione e socializzazione, di educato dialogo interpersonale. È la magia del jazz che Filippini regala con estrema spontaneità e brillantezza a tutti i presenti.

Gli ultimi passaggi sono un divertissement musicale botta&risposta, un’emozionante jam session con alcuni bimbi chiamati a suonare insieme a lui e un saluto improvvisato che sfrutta melodicamente il pianoforte a tuttotondo: tasti, corde stoppate ed effetti percussivi trasformano, momentaneamente, il pianoforte in un’eco di molti altri strumenti e stranianti sensazioni uditive.

Quando, alla fine, Filippini chiede: “A cosa vi fa pensare tutto questo?” la risposta più convinta, spontanea, è: “Alla felicità e alla bellezza”.

Anch’io saluto e, schioccando il tempo con le dita, penso a quanto “Pianorotto” abbia dato una preziosissima colonna sonora sia al presente sia ai ricordi di questi ragazzi e di chi li ha accompagnati in questo splendido viaggio.

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