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Recensione dello spettacolo “Liberatutti”

a cura di Omar Manini

È sempre bello assistere a uno spettacolo interpretato da una giovane compagnia quando l’entusiasmo e la freschezza, che ognuno immette nelle azioni e nei gesti, sono un ingrediente aggiuntivo che regala autenticità. Ogni gesto è pesato, senza però appesantirsi o perdere di spontanea vitalità, anzi acquisendo una specifica tensione alla ricerca della perfetta restituzione interpretativa.

Nel caso di “Liberatutti”, probabilmente, l’esuberanza recitativa è proprio l’ingrediente principale nella riuscita dello spettacolo; è il lievito di un impasto che fa della dinamicità un altro pilastro. I frequenti spostamenti d’attenzione ora sull’uno, ora sull’altro protagonista, il passaggio dai monologhi ai veloci scambi dialogati e le corse corali sul palco disegnano passaggi senza soluzione di continuità che tutti i protagonisti gestiscono con il giusto trasporto. I quattro attori sul palco, ognuno interprete di una disciplina sportiva (basket, judo, danza, atletica), vengono sollecitati continuamente da una voce fuori campo che indica modi e tempi di azioni e riflessioni. Assistiamo così a una strana, forse irrisolta, combinazione di performance ludico-motoria e psicologica dalla quale però emergono inclinazioni, forza e debolezze di ogni personaggio, definendo quello che è semplicemente uno specchio teatrale (teatralizzato) di tutti noi e del nostro mondo, costantemente teso alla ricerca della supremazia, della perfezione, del risultato; dove collaborazione, divertimento o errore  non sono le tappe per la gloria, ma spunti di critica di una presunta debolezza.

“Liberatutti” è un flusso teatrale senza una trama vera e propria; una suddivisione in “quadri” che alternano costantemente i toni seri a quelli dell’ironia per tessere un discorso su gioco/sport e persone. Dove, troppo spesso, i valori imposti dagli adulti si riflettono negativamente sul singolo e sul gruppo sociale, schiacciando individualità, unicità, sicurezze (alla fine ognuno ha un interiore irrisolto: chi non ha amici, chi vive sempre col suo kimono, chi ha eccessi comportamentali).

“Liberatutti” mostra lo sport nelle sue contraddizioni – la capacità di liberare energie positive, ma anche la possibilità di ingabbiare in un ruolo atteso e non richiesto; la voglia di mostrarsi come un tracciato altisonante, indispensabile, nobile e la realtà di essere troppo spesso artificiosamente spettacolarizzato, banalizzato, dopato (qui con il brodo di tartaruga, nda) – e lo fa senza occuparsi della compattezza drammaturgica, ma puntando sull’immediatezza e la velocità dell’esposizione, uscendone vincitore davanti al suo pubblico in un bel finale di liberazione, dalle gabbie e dalle divise.

[Le fotografie sono di Omar Manini per ERT FVG]

Liberatutti

Scenamadre/Gli Scarti
regia e drammaturgia di Marta Abate e Michelangelo Frola
con: Simone Benelli, Francesco Fontana, Damiano Grondona, Chiara Leugio, Sofia Pagano
teatro d’attore, dagli 11 anni
durata: 60 minuti

Omar Manini ha visto Liberatutti a Pradamano, ma è stato presentato anche ai bambini e alle bambine di Maniago e Povoletto.

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