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L’Alpe Adria Puppet Festival compie 30 anni

due chiacchiere con Roberto Piaggio, direttore artistico del Festival tra passato, presente … e molto futuro
a cura di Omar Manini

L’Alpe Adria Puppet Festival è una gloriosa realtà del nostro territorio; una vetrina sul teatro di figura che c’è e su quello che ci sarà. Lo conoscete? Bene. Lo frequentate? Bravi! Non ne avete mai sentito parlare? Allora la 30^ edizione che andrà in scena quest’anno casca a pennello per scoprire una delle realtà teatrali più fresche, emozionanti e trasversali che ci siano. Sì, perché dal 1991 il festival è cresciuto, sicuramente maturato, ma tutt’altro che invecchiato. E il teatro di figura è una delle esperienze più sorprendenti che si possano godere, sia per i piccoli che per gli adulti!

Anche quest’anno, tra fine agosto e inizio settembre, nei territori di Aquileia, Grado, Gorizia e Nova Gorica potremo apprezzare una vetrina su quest’arte ancora troppo marginale.

Abbiamo incontrato il papà di questo Festival, Roberto Piaggio (regista, direttore artistico, creatore di ERT teatroescuola, …), per capire un po’ di più della sua creatura e dell’universo entro il quale si muove.

Quale esigenza ha fatto nascere, trent’anni fa, il Festival?

Curavo il Festival Internazionale del Teatro Ragazzi Muggia che era il primo festival in Italia dedicato al teatro per ragazzi. Devo ammettere che partivo dal pregiudizio che il teatro di marionette e burattini fosse un teatro  per i più piccoli. In quell’occasione venni in contatto con il teatro di figura dei paesi dell’est, quelli più attenti e all’avanguardia, e mi ricredetti subito perché vidi che le cose più interessanti, sperimentali, innovative provenivano da quel tipo di teatro. Successivamente mi chiesero di pensare a un nuovo progetto per Gorizia: forte di quell’esperienza per me travolgente, proposi un festival dedicato al teatro di figura, a cavallo tra Gorizia e Nova Gorica.

Come fu accolta la proposta?

In Italia questo tipo di teatro era assolutamente marginale, a parte le marionette di Podrecca che in passato avevano girato tutto il mondo, ma che ormai non avevano più quella carica innovativa, di vera avanguardia teatrale e culturale che era stata la loro forza. Nonostante ciò mi dettero fiducia! Il primo anno abbiamo messo le basi di un progetto proiettato al futuro che potremmo definire in qualche modo “visionario”: così in anticipo che le linee guida sono attualissime anche oggi! Quel progetto era orientato alla vocazione internazionale, a una valenza transfrontaliera, per unire le due città di Gorizia e Nova Gorica, e all’apertura al pubblico più eterogeneo possibile. Senza trascurare l’attenzione alle famiglie, al turismo culturale, alle nuove generazioni: tutti elementi che adesso l’Europa raccomanda e promuove. Noi l’avevamo intuito trent’anni fa.

Una proposta mossa dalla passione e dal sentimento” del territorio stesso…

Tutte le iniziative culturali, quando nascono, sono legate ai territori e si sviluppano per necessità culturali e sociali che col tempo possono allentarsi… spesso in Italia vengono comunque tenute in vita, anche quando non hanno più nulla da dire, per la logica dei contributi. Il nostro festival, però, ha sempre avuto uno sguardo attento e sensibile ai mutamenti sociali e culturali e, di conseguenza, la capacità di anticiparli.

Lo sguardo al futuro come elemento necessario”. Oggi che il futuro immaginato all’epoca è arrivato, possiamo dire che il Festival ha realizzato i suoi auspici?

Purtroppo non tutti, e non del tutto, perché come primo obiettivo volevamo creare un pubblico “nuovo”, che fosse costituito da cittadini d’Europa, senza divisioni e confini. Volevamo che tutto ciò avvenisse grazie al Festival e a una serie di azioni transfrontaliere, che stimolassero la creazione di un nuovo pubblico costituito da italiani e sloveni.

Ce l’abbiamo fatta? No, non ancora.… Comunque trent’anni fa abbiamo interrato un semino e ora, probabilmente, qualcosa si muove, vista anche la scelta di unire le due città di Nuova Gorica e di Gorizia in un’unica Capitale Europea della Cultura nel 2025.

Quant’è importante formare il pubblico alla visione e all’ascolto? con quali strumenti?

La formazione del pubblico è essenziale! Per prima cosa bisogna riuscire a incuriosirlo. Oggi andare a teatro è “faticoso” perché ci sono tantissimi altri mezzi più semplici, veloci e comodi. È una scelta difficile e bisogna trovare forme di comunicazione che colgano degli aspetti che possono interessare il pubblico potenziale. La seconda cosa è che bisogna sempre essere intellettualmente corretti; nel lungo periodo – concetto lontano dall’attualità dove tutto dev’essere digerito in brevissimo tempo – questo permette che si formi un pubblico appassionato, fidelizzato, che può, al limite, anche “proteggere” l’iniziativa in cui crede!

Che ruolo può avere la scuola nella formazione del pubblico?

Fondamentale. Perché se fin da  piccoli ci abituiamo a vedere e fare teatro, c’è una maggior possibilità che il teatro continui a stimolarci anche da adulti. Inoltre la scuola è uno dei più grandi momenti di incontro, di scambio di emozioni, di scoperta dell’”io” come animale sociale; oggi ci stiamo abituando sempre più a vivere da soli, pur con possibilità di comunicazione potenziate, ma soli. La scuola, in qualche modo, è come il teatro: un momento di incontro che ci fa riscoprire e riassaporare la nostra dimensione umana di “animali sociali”.  E’ un piccolo gruppo che si incontra e si interroga davanti a un racconto.

Com’è oggi il teatro di figura?

Ancora oggi, in Italia, è difficile togliere l’immagine di un teatro legato al mondo infantile  e diretto esclusivamente ai bambini. All’estero, invece, il teatro di figura è un genere teatrale con la stessa dignità degli altri ed è seguito sia dai bambini che dagli adulti. Sono stereotipi difficili da abbattere. Sono spettacoli di una bellezza folgorante, ma è una battaglia dura da vincere.

Il teatro di figura è una rivoluzione della forma teatrale?

Certamente, perché in ogni allestimento vengono messi in discussione tutti i codici della comunicazione teatrale. Un esempio, uno dei tanti: se vado a vedere uno spettacolo di teatro di prosa ho già le coordinate dello spettacolo che andrò a vedere, so già che ci sarà un attore che parlerà, agirà, …, mentre nel teatro di figura ogni volta posso esser sorpreso nel vedere come viene proposto uno spettacolo! Pupazzi, attori, ombre, oggetti quotidiani, immagini, figure, ecc… Insomma, in questa particolare forma teatrale, tutto quello che è intorno a noi può diventare elemento di comunicazione teatrale! E il teatro di figura, da questo punto di vista, è certamente evoluzione, trasformazione, contaminazione.

Il teatro di figura come atto poetico artigianale: è uno dei suoi punti di forza?

Sicuramente! Ci sono artisti che potremmo definire a “tutto tondo”. Sono assieme autori, scultori, pittori, manipolatori di fantocci e oggetti, e ovviamente attori… Tutte qualità che racchiudono gli elementi fondanti del teatro di figura.  Un teatro che potremmo definire una “bottega d’arte”, di artigianato nel senso più alto del termine.

Oggi in tutta Europa, per esempio, il genere che incontra maggiormente l’interesse è il “teatro d’oggetti”. Noi abbiamo un rapporto che è di indifferenza, se non di conflittualità, con gli oggetti che ci circondano, spesso all’insegna del consumismo “usa e getta”. Questo ci impedisce di trasferire all’oggetto emozioni e attenzione… Gli oggetti, però, sono molto importanti nella nostra vita, quasi a diventare tasselli irrinunciabili: quante volte ce ne siamo affezionati? Quante altre un oggetto ha collegato il nostro presente al nostro passato emotivo? In questo tipo di teatro l’oggetto, pur rimanendo se stesso, con le sue forme, racconta la sua “vita” e ciò che si crea, tra la dimensione umana e quella oggettuale. È un mondo da scoprire, veramente interessante! Ecco, con gli oggetti si può stabilire un rapporto stretto, basterebbe dedicargli la giusta attenzione: i bambini lo sanno fanno ancora, impariamo da loro a trovare una nuova coscienza.

Qui per info e approfondimenti sull’Alpe Adria Puppet Festival e sul Centro Teatro Animazione e Figure di Gorizia

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