Testo a cura di Omar Manini, fotografie di Erika Zucchiatti.
Alla scoperta di Pianorotto: intervista con Ermanno Basso e Federico Mansutti (SimulArte)
a cura di Omar Manini
Pianorotto, progetto in collaborazione tra SimulArte ed ERT FVG teatroescuola, infrange schemi e convenzioni sull’educazione musicale, puntando sul gioco e sulla collaborazione. Facendo interagire i bambini in un percorso strutturato, essi si scoprono artefici di un miracolo che può avvenire con gli strumenti della curiosità, del tempo e dell’attenzione. Con l’aiuto di grandi professionisti, un pianoforte viene manomesso, consegnato ad una scuola, raccontato nella sua funzione e costruzione, accompagnato nell’educazione all’ascolto, ri-assemblato e, alla fine, ascoltato in un concerto.
Abbiamo raccolto la testimonianza di chi questo progetto l’ha ideato e lo sta facendo crescere con amore e fondamentale competenza: Ermanno Basso, grande produttore discografico, e Federico Mansutti, musicista e imprenditore musicale.
Ermanno, cos’è Pianorotto? Il progetto era stato avviato nel 2020-21, in un periodo molto complesso. Come è cambiato, come si è evoluto?
“Da tempo volevo avvicinare i bambini alla musica in maniera indiretta, senza portarli a lezione di musica o portare dei musicisti a scuola. Volevo farli giocare alla musica. Avevo un pianoforte a casa e, un giorno che stavo seduto sul divano, mi è venuta un’illuminazione: ‘ma se portassimo un pianoforte sabotato a scuola per farlo aggiustare dai bambini?’ Da quel momento siamo al terzo anno di questo progetto e, dalla prima edizione molto embrionale, attraverso tutte le esperienze avute, ora lo strumento progettuale è perfettamente collaudato.”
Un approccio non convenzionale alla musica. Cosa si vuole stimolare nei ragazzi?
“Nella lingua italiana c’è un grosso handicap: suonare e giocare sono delle parole distinte, a differenza che in molte altre lingue. Attraverso il gioco e l’apprendimento per vicinanza, vogliamo portarli a diventare appassionati di musica. E il gioco sembra proprio riuscire: abbiamo saputo che dopo le edizioni precedenti non pochi ragazzi hanno deciso di studiare uno strumento!”
Da semplici fruitori a parte propulsiva del processo …
“Sì, non sono spettatori passivi, ma parte integrante della ricostruzione guidata del pianoforte. E, alla fine, il pianoforte viene completamente personalizzato – colorato, disegnato, reso unico e artistico – diventando parte di ognuno dei ragazzi intervenuti.”
Pianorotto crea un nuovo punto di vista sul fare, un nuova prospettiva sull’ascoltare …
“Sì, e soprattutto sull’educare a una nuova manualità che con tutti i mezzi digitali di oggi forse i ragazzi hanno perso. Recuperano spazio e tempo di un contatto fisico con l’esperienza artigianale. Magari alla fine nessuno suonerà uno strumento, ma nascerà un ottimo falegname … non sarebbe comunque un grande successo?!”
Il valore del prendersi cura delle cose, dell’attenzione, della curiosità sono tutti aspetti sempre meno presenti. Come si sono comportati i ragazzi?
“Sai, i bambini piccoli sono spugne e sono curiosi: anche se ormai sono circondati quasi solo dalla tecnologia, ritrovarsi con un giocattolone fisico, che possono tenere tra le mani e gestire, è uno stimolo che li conquista. È un’occasione di apertura a qualcosa in più, a qualcosa di diverso.”
Il progetto viene proposto ai bambini delle primarie; non potrebbe essere esteso anche alle medie, visto che è proprio qui che inizia la perdita del senso dell’attesa, dello stare insieme?
“In generale, salvo eccezioni, è un rischio perché i ragazzi delle secondarie possono essere già mentalmente adulti, non così flessibili, ormai troppo orientati alla tecnologia nuda e cruda.”
Federico aggiunge: “Il progetto è nato durante il covid proprio come occasione per essere il focolare dove ritrovarsi a parlare di qualcosa insieme, di condiviso. La verità è che non ci abbiamo mai provato a estenderlo alle medie e potrebbe avere un impatto anche sulle generazioni più grandi. Comunque sperimenteremo il suo effetto sui ‘grandi’ quest’anno, quando saranno invitati anche i genitori al concerto finale. Così capiremo …”
Che fine fa il pianoforte restaurato?
“Viene donato alla scuola. SimulArte ci tiene a dare parte dei risultati annuali dell’azienda alle future generazioni. Il piano rimane così a completa disposizione, funzionante. Un testimone di qualcosa di bello e un’occasione di dialogo nelle classi e tra le classi. Un libero oggetto di espressione che vogliamo sia esposto in un luogo accessibile della scuola e a completa, libera disposizione degli alunni.”
Con questo progetto cercate anche di cambiare un po’ le risposte che la scuola può dare ai ragazzi? Uno sguardo nuovo sull’educazione?
“Certo, è un challenge anche per le maestre che si trovano in una situazione spesso nuova per tante di loro. Rimangono sorprese che questa cosa avvenga, e avvenga gratuitamente!, e in molte abbiamo visto l’eccitazione nel fare questa esperienza. Ecco, sì, è vero: la mia idea era rivolta ai bambini, ma anche gli adulti danno risposte positive!”
Alla fine ci sarà un concerto. Che momento è?
“Viene tenuto da Claudio Filippini, grande jazzista con il dono dell’improvvisazione, che, essendo padre di una bimba di dieci anni, quotidianamente vive i ragazzi e li sa coinvolgere. Inizia da solo e poi, in base alla reazione dei bambini, finora sempre elettrizzata, li fa suonare, cantare, intervenire. Ha un entusiasmo tangibile e contagioso; sorprende sempre anche noi che abbiamo consegnato un oggetto che a stento strimpellava!”
Scarica la scheda di Pianorotto 22.23
da un’idea di Ermanno Basso
a cura di Luca Bonutti (maestro accordatore) e Claudio Filippini (pianista)
realizzato da SimulArte