Testo a cura di Omar Manini, fotografie di Erika Zucchiatti.
Alla scoperta del Teatro Fatto di Niente 2023: intervista a Serena Di Blasio e Marco Pericoli
a cura di Omar Manini
“Teatro fatto di niente” è un viaggio. Un viaggio che parte da uno spunto e che, attraverso i modi della formula teatrale, porta i bambini a esplorare il territorio dei propri pensieri e delle proprie emozioni. Da rivelarsi e da esprimere, incontrando, di volta in volta, passo dopo passo, occasioni di gioia, qualche difficoltà da superare, nuovi compagni ai quali affidarsi o da sostenere. Lasciando in eredità germi di nuove conoscenze e consapevolezze.
Ne abbiamo parlato con Serena Di Blasio, curatrice quest’anno dello storico progetto dell’ERT assieme a Marco Pericoli.
“Teatro fatto di niente”: come lo raccontereste?
Il titolo nasce dal semplice fatto che facciamo fare alle classi un’esperienza di teatro senza utilizzare nulla che non sia proprio dei bambini. Niente scenografia o testi esterni già preconfezionati: tutto, anche le azioni sceniche, sono fatte con loro, con le parole dette e trascritte degli stessi bambini. Tutto quello che fanno è sulla loro corporeità, sulla coralità, sullo stare insieme, sul poter evocare delle immagini e degli ambienti; senza utilizzare null’altro e sfruttando al massimo il loro potenziale di corpo-voce.
Quindi il canovaccio che viene sviluppato nasce da loro?
Il testo deriva, a seconda dell’età, da interviste o temi fatti in classe su un argomento dato. Io mi limito a raccogliere i testi, quindi le loro parole, e tagliarli-ricucirli insieme, senza correggere nulla. Questo fa sì che i bambini sentano totalmente loro il lavoro svolto. Ne esce un testo forse “sporco”, ma completamente fatto dal loro modo di parlare, di essere.
Perché questa scelta di spogliare lo spazio teatrale?
È una grande sfida. Originalità e peculiarità di questo percorso: spesso, con stratagemmi ed “effetti speciali”, si tende a distrarre dalle debolezze o a colmarle. Noi vogliamo lasciarli “nudi” perché troppo spesso la cornice non è un arricchire, ma un sostituire; qui invece i focus sono i bambini e il loro mondo, il necessario che li valorizza maggiormente.
Quest’anno il tema sono i libri?
Sì, libri e lettura. Da questo macro-tema ogni classe ne sviluppa uno più piccolo. La biblioteca, il libro amato, odiato o desiderato, la biografia… Ragioniamo e giochiamo anche sui modi anticonvenzionali dell’“oggetto libro” e sull’esserne fruitore – come indicava Pennac nel suo decalogo sui diritti del lettore – lasciando a ognuno il proprio tempo di aprire le pagine, stabilirci un rapporto e incuriosirsi, infine, sul contenuto stesso del contenitore libro.
E cosa li affascina di più, l’essere lo scrittore di un libro o l’esserne il lettore?
È molto difficile… potrei dirti anche che non li affascina niente… gli è stato imposto un lavoro a cui loro cercano di aderire. Il rapporto con i libri è molto diverso, alcuni ce li hanno a casa, ma tanti dicono di non avercene e che non gli vengono lette le storie. La cosa bella è che emergono sia i sentimenti positivi sia quelli negativi verso i libri, con totale naturalezza: i bambini hanno una capacità critica innata.
Qual è la difficoltà più grande che avete riscontrato?
Paradossalmente l’uso della voce teatrale, il fargli capire che devono parlare forte e chiaro. Nel loro quotidiano non si fanno problemi, ma quando gli chiedi di esprimersi lo fanno tra i denti. Il problema della voce è dovuto anche al fatto che hanno molti problemi di logopedia, anche per il fatto che in quest’ultimo periodo sono stati isolati nel momento della formazione e non hanno potuto parlare con gli altri, cosa che per loro è una ricchezza, soprattutto per gli stranieri che si confrontano con una lingua diversa.
Se doveste adottare un libro, quale adottereste?
Marco: “Conversazioni con Dio”. Non mi ricordo neanche il contenuto, ma mi ricordo che quando l’ho letto mi ha fatto star bene, mi ha coccolato.
Serena: “Le Metamorfosi” di Ovidio. C’è tutto, tutti i sentimenti del mondo.
“Teatro fatto di niente” è libertà, curiosità, uscita dagli schemi, il porsi delle domande. È un percorso che indica l’importanza di confrontarsi con mondi immaginari, rispecchiandosi e trovando compagnia.
Teatro Fatto di Niente è progetto speciale
a cura di Serena Di Blasio / CTA Centro Teatro Animazione e Figure
con Serena di Blasio e Marco Pericoli